La tattica è una cosa seria. Ne sa qualcosa il mitico “allenatore nel pallone” Oronzo Canà, quando catechizzava i giocatori della Longobarda cercando di inculcare loro la tattica del 5-5-5 con scarsi risultati.
Ai tempi andati, quando fiato e fisico ce lo permettevano, la tattica era qualcosa di assolutamente secondario. Bastava correre a coprire (in maniera magari disordinata ma comunque efficace), aggredire l’avversario su ogni pallone a centrocampo, e ripartire subito dopo a 1000 all’ora. Una volta fatto questo, la davanti, il modo di buttare dentro la palla lo trovavamo sempre, contro chiunque. Adesso non è più così. O meglio, davanti continuiamo a segnare con una certa regolarità, ma è indubbio che contro squadre organizzate o più preparate atleticamente di noi, un po’ di rigore tattico in fase difensiva (e non) ci vuole. Pur senza arrivare agli eccessi del personaggio di Banfi abbiamo cominciato, nell’ultimo periodo, a concentrarci di più su questo aspetto. Maestri del genere sono i nostri difensori titolari, Carlo e Alessandro, che di volta in volta impartiscono lezioni su come coprire, su chi deve tornare, su come disporci etc. Il problema è che tali lezioni avvengono spesso e volentieri a partita in corso, quando le menti sono già offuscate per mancanza di ossigeno e così, almeno per chi scrive, viene difficile recepire al meglio i loro dettami. Non farebbe male, qualche volta, spiegare a bocce ferme qualche movimento, qualche “diagonale”, (come si usa dire al giorno d’oggi) per permettere alla squadra di gestire meglio situazioni scomode.
Un altro aspetto è l’assoluta negazione a qualsiasi altro tipo di schema. Siamo sempre stati una squadra “femmina”, questo è vero, ma è altrettanto vero che non ci siamo mai discostati dal classico 2-1-1 e pedalare adattissimo magari contro squadre forti e organizzate ma assolutamente controproducente contro squadre meno tecniche. Non è un mistero come spesso e volentieri fatichiamo anche contro compagini sulla carta meno forti della nostra. Durante la partita persa contro gli Sgrendenay, obbligati dalla piega presa dalla partita (senza difesa ci siamo trovati sotto 6-0!) abbiamo disputato tutto il secondo tempo con un 1-2-1 che prevedeva Mauro dietro a marcare la loro punta, Simone e Omar larghi sulle fasce con licenza di accentrarsi, e Caio a far da punto di riferimento davanti. E’ chiaro che uno schema simile è dispendioso e non sempre si può attuare (dipende da quante forze fresche puoi alternare e dalla squadra che hai davanti) ma prevedere una variante allo schema classico non guasterebbe. Pensiamoci.